Novità nel design e nell’architettura della casa post Coronavirus
Dopo circa due mesi di quarantena forzata in casa a causa della pandemia di Coronavirus, è arrivato il momento delle analisi critiche. Riflettere sulla situazione che abbiamo vissuto e sulle sue conseguenze immediate e a lungo termine è importante, non solo per adattare le nostre abitudini al cambiamento richiesto, ma pure per gestire simili eventualità al meglio in futuro.
Tra le numerose valutazioni in corso, molte riguardano il concetto di abitare: per due mesi la casa è stato l’unico spazio a noi accessibile e ciò ha portato uno stravolgimento del nostro modo di viverla. Da un giorno all’altro, le residenze di tanti si sono trasformate da semplici dormitori a luoghi deputati contemporaneamente alla dimensione privata, sociale, ludica e lavorativa, con tutte le difficoltà del caso. Questa condizione, per quanto mitigata, è ancora in corso, perché se è vero che l’emergenza sanitaria è conclusa, lo è anche che misure speciali di igiene e prevenzione rimangono necessarie.
Cosa significa tutto ciò per la casa e in che modo questa può aiutarci ad affrontare i nuovi scenari? Ecco le domande a cui i professionisti stanno cercando risposte, sulla scia di un’evoluzione dell’abitare. Qui vi offriamo una panoramica delle principali novità nel design e nell’architettura che saranno al centro della casa post Coronavirus.
Una casa che rispetti gli spazi privati
Gli ambienti open space si sono diffusi a partire dagli anni Ottanta: complici le dimensioni ridotte delle case, il design moderno ha cercato di sfruttare al meglio lo spazio disponibile abbattendo muri e mescolando funzioni, soprattutto per quanto riguarda l’area living. Si sono così affermate soluzioni dove ingresso, preparazione e consumo dei pasti, relax personale e convivialità si concentrano in un unico ambiente, mentre gli spazi privati delle camere sono ridotti al minimo.
Tale concezione della casa ha dimostrato tutti i suoi limiti con il Coronavirus: improvvisamente ci siamo ritrovati privi di uno spazio protetto da intrusioni e confusione per lavorare, ma anche di zone che permettessero, almeno temporaneamente, di isolarci dalla convivenza continua con gli altri membri della famiglia, o di dedicarci alle nostre attività senza disturbare chi ci circondava.
La risposta a simili problematiche non è necessariamente il ritorno a case dove ogni stanza, nettamente separata dalle altre, offre un solo utilizzo, ma può essere offerta da design open space che, al bisogno, consentano una maggior riservatezza, ad esempio mediante soluzioni d’arredo appositamente studiate per proteggere lo spazio privato: porte scorrevoli, pareti a scomparsa, angoli studio e aree relax che, per quanto piccoli, siano fisicamente e acusticamente isolati dal resto. La parola d’ordine sarà rispetto dell’individuo e delle sue esigenze, anche quando ci si trova in più persone sotto lo stesso tetto!
Una casa modulare e polifunzionale
Se la casa post Coronavirus mira a farci vivere comodamente qualsiasi momento e circostanza della routine quotidiana, dovrà disporre di un arredamento che segua la stessa direzione, soprattutto in case di piccola metratura. Se per separare cucina e sala sarà sufficiente ristabilire una parete divisoria, dovrà bastare un gesto per trasformare un tavolino da caffè in una scrivania da pc: allo scopo, mobili e complementi modulari conquisteranno la scena per consentirci un confortevole uso polifunzionale degli ambienti, cambiando il loro volto a seconda delle esigenze.
Medesimo principio potrà essere applicato agli spazi condominiali, progettando ambienti di coworking adeguati che consentano una separazione tra residenza e ufficio, senza tuttavia allontanarsi da casa.
Una casa efficiente che riduca l’impatto ambientale
Trascorrere più tempo in casa rischia inevitabilmente di aumentare i consumi: ecco perché la casa post Coronavirus pone particolare attenzione all’efficienza energetica. Per ottenere questo risultato saranno fondamentali i sistemi di illuminazione e areazione naturali (anche in ottica di una maggior salubrità degli ambienti) e la domotica, grazie a cui la casa può trasformarsi in una smart home capace di abbattere gli sprechi e di regolare i consumi sulla base delle abitudini familiari, ad esempio offrendo l’opportunità di impostare temperature diverse a seconda delle stanze. Tutto ciò a favore sia della spesa in bolletta, sia dell’impatto sull’ambiente, secondo la logica del sistema integrato.
Una casa in contatto con l’esterno
Restare così tanto tempo chiusi in casa non è stato semplice, soprattutto per chi non poteva usufruire di sfoghi esterni. Questo è uno dei grandi limiti che la casa post Coronavirus dovrà superare: oltre allo sviluppo di immobili che dispongano di giardini, cortili e terrazzi, sarà importante ripensare l’architettura in modo da garantire una maggior commistione di ambienti chiusi e aperti anche a livello condominiale. Gli esterni, proprio come gli interni, andrebbero visti in ottica multifunzionale, adatti sia ai momenti di svago e socialità, sia a usi professionali, offrendo un maggior comfort e un valore aggiunto alla vita lavorativa di chi li utilizza.
Cosa ne pensi delle innovazioni che designer e architetti stanno elaborando per la casa post Coronavirus? Lascia un commento qui sotto e facci sapere se credi che sia la giusta direzione da seguire o quali alternative ritieni opportune!
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